Oggi è una giornata storica per il team dei legali dei familiari delle vittime del Covid19 che da cinque anni portano avanti la battaglia di circa 600 familiari (di tutta Italia) contro le istituzioni (e i loro funzionari) colpevoli di aver omesso di porre in essere tutte le necessarie misure per “contenere” e “limitare” gli effetti devastanti della pandemia del 2020.
Finalmente un Giudice, e per l’esattezza il GIP del Tribunale di Roma dr.ssa Gavoni, ha riconosciuto la fondatezza di quanto da anni continuiamo a ripetere e che, fino ad oggi, ha visto solo una serie di archiviazioni da parte di diverse procure italiane (oltre che del Tribunale dei Ministri di Brescia). Questo dà un nuovo vigore anche all’azione civile di risarcimento del danno da perdita parentale attualmente ancora pendente (su due diversi giudizi) avanti allo stesso Tribunale di Roma.
Il GIP richiama nella propria motivazione la forza cogente della decisione UE 1082/2013 e il concetto di “urgenza sostanziale” che più volte è stata messa in secondo piano da precedenti provvedimenti di archiviazione. In materia di sanità pubblica il principio precauzionale dettato (dalla stessa decisione) costituisce una delle declinazioni del principio costituzionale di buon andamento della Pubblica Amministrazione di cui all’art. 97 comma 2 Cost. e sicuramente esso rappresenta uno dei parametri di valutazione dell’operato dei pubblici poteri con intuibili ricadute in tema di responsabilità penale laddove il rapporto di causalità della condotta necessitata è di tipo cogente proprio perché esso non stabilisce obblighi ma consente l’adozione di misure anticipatorie o detto altrimenti in prevenzione rispetto a rischi che si vogliono evitare e/o a eventi dannosi che si intendono scongiurare. Il rifiuto penalmente rilevante sussiste se il soggetto è competente, se si trova materialmente nelle condizioni di compiere l’atto e se questo deve essere compiuto senza ritardo, non già se lo ha omesso ma questo avrebbe potuto essere compiuto in base a una complessiva valutazione dell’azione amministrativa condotta alla luce delle migliori prassi del settore o del principio di precauzione sopra esplicitato.
Nel caso di specie la decisione n. 1082/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2013 relativa alle gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero adottata con la procedura legislativa ordinaria è una fonte di grado primario, immediatamente obbligatoria per gli Stati membri.
Sussistendo dunque in stratto l’elemto oggettivo ed attesa l’urgenza sostanziale impositiva dell’atto che valuta anche la eventuale decentralizzazione dei poteri la prova della necessità indifferibile di intervento la cui omissione viene ad integrare la situazione del rifiuto, nel caso che ci occupa, richiede indubbiamente il vaglio dibattimentale.
Da qui la richiesta di imputazione per i quattro indagati come responsabili del mancato aggiornamento del piano pandemico Nazionale del 2006 e della omessa definizione dei piani di dettaglio e per i direttori generali della Prevenzione del Ministero della Salute nonché i Direttori dell’ufficio 5 che si sono succeduti nel tempo anche in relazione alla decisione n. 1082/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2013 per l’ipotesi di cui all’art. 328 c.p.
La strada è ancora lunga ed impervia ma l’esito della opposizione dal team proposta contro la richiesta di archiviazione formulata dal PM della Procura di Roma che non fu neppure comunicata alle persone offese e della quale venimmo a conoscenza solo dalla stampa nazionale è un risultato per noi eccezionale.
Dobbiamo ringraziare l’avv. Consuelo Locati per la perseveranza e il coraggio di non aver mai mollato neppure quando tutto sembrava ormai destinato all’oblio delle archiviazioni e ai miei colleghi avv. Giovanni Benedetto, Piero Pasini e Luca Berni per aver continuato a crederci. E un plauso va anche all’associazione #Sereniesempreuniti – Associazione dei Familiari delle Vittime del Covid19 che continua a supportare i familiari in questa battaglia storica.
Speriamo che la coscienza degli italiani si risvegli e che non siano solo 600 i parenti che lottano per avere giustizia.
Avv. Alessandro Pedone